Padri
e Figli
13 maggio – 7 ottobre 2018
PADRI E FIGLI
13 MAGGIO – 7 OTTOBRE 2018
Illegio, Casa delle Esposizioni
Dal Laocoonte al Romanticismo francese, da Guercino a Rubens, da Tintoretto a Stomer, sessanta capolavori dal IV secolo a. C. al XX secolo raccontano padri e figli nell’amore o in conflitto, fino alla scoperta che anche Dio e’ Padre.
Padri e figli. Tutti siamo figli e portiamo in noi il padre che ci ha generati, e il desiderio di condividere ancora con lui i sentieri che oggi sicuri saliamo dove lui rideva e noi tentennavamo appena, o di rileggere insieme le pagine delle nostre distanze d’un tempo finalmente capaci di guardarci negli occhi inteneriti; e ci assalta il vuoto di lui che ci lascia il passare del tempo come un aratro il solco nella terra del cuore.
Gettiamo lo sguardo alle sue cose capaci di resistere oltre una vita d’uomo su qualche mensola di casa che non sappiamo riordinare.
Ci sembrano cambiate anche le stelle da quando, sulle sue ginocchia, in faccia alla notte contavamo nello stupore i lumi di cui si punteggiava e che lui sapeva chiamare per nome.
E se talvolta ci tornasse a sera accanto, lungo la via dove s’allunga l’ombra, ritroveremmo un sorriso e un pianto di bambini, a ricordarci quando verso il destino per mano ci portava, anche se già noi alti più di lui, che col tempo inclinava.
La mostra «Padri e figli» risveglia in noi questa coscienza, con le sue domande di padri che cercano figli, e di figli che cercano padri, e di uomini che cercano d’imparare a vivere per qualcuno, per vederlo crescere e per gioire d’aver saputo amare la grandezza d’un altro.
Con profili divini di sculture tormentate e brividi impetuosi di chiaroscuri barocchi, con il tocco delicato di pitture medioevali o con squarci di teatro in dipinti romantici che rievocano pagine antiche, la mostra di Illegio fa rivivere, tra colpi di scena d’arte, padri e figli, storia dopo storia, le più incantevoli, le più convulse, le più struggenti, incise nei testi sacri della fede, della mitologia e della poesia, e così simili alle pagine segrete del nostro diario interiore.
In un percorso suggestivo di sessanta dipinti e sculture dal quarto secolo avanti Cristo al secolo appena congedato, provenienti da quaranta collezioni d’Europa, riscopriamo cosa significhi per gli esseri umani, così vaghi eppure immensi, diventare padri, e figli, e figlie.
Attraverso le figure classiche della paternità, coglieremo in cosa consista l’essere padre, che inizia davvero non quando hai un figlio, ma quando lo vuoi.
Sosteremo sulla dolcezza dell’amore che teneramente si prende cura di chi ancora non sa nemmeno camminare, nella prima stagione della sua vita, o di chi non riesce più a farlo, perché s’approssima l’ultima.
Bruceremo d’attesa con i figli che scrutano all’orizzonte del mare se il padre tornerà mai; cadremo interiormente come le manciate di terra lasciate in silenzio da alcuni padri sui figli perduti; poi, una vampa di speranza salirà dalle profondità dell’anima davanti all’abbraccio dei figli e dei padri ritrovati; stupiremo, infine, riscoprendo commossi che anche Dio è Padre.
Così, mentre in quelle opere ognuno potrà rivedere qualcosa di sé, esse ci consegneranno una teoria della paternità, per quest’epoca che ne avverte urgente il bisogno.
E usciti dalla mostra e rientrando in noi, ad ogni padre sussurreremo: portami ancora per mano.