Amanti
21 maggio – 8 ottobre 2017
Passioni umane e divine
21 MAGGIO – 8 OTTOBRE 2017
Illegio, Casa delle Esposizioni
Antonio Canova, Artemisia Gentileschi. Ma anche Filippino Lippi, Leandro Bassano, Luca Giordano, Simon Vouet, Ernst Klimt e molti altri: l’amore di coppia nella Bibbia, nella mitologia, nella letteratura e nella mistica, in sette secoli d’arte.
Cos’è l’amore?
In quell’intreccio benedetto e accidentato, pieno di sospiri incantati e di malinconie struggenti che è la nostra vita, ci domandiamo da sempre cosa sia davvero l’amore, e se ne saremo raggiunti e se ne saremo degni. È la domanda che infiamma i poeti, intriga i filosofi, avvince gli artisti e riassume la divina Rivelazione.
I bambini l’hanno conficcata nell’anima prima di saperle dare parole e forma.
I vecchi la stringono segretamente in pugno nelle ultime loro ore, sperando che il nome che gli rimase in gola nel pianto quando tentarono di salutare qualcuno possano di nuovo sussurrarglielo all’orecchio ritrovandosi per sempre.
Mentre accumuliamo lungo la via abbracci e preghiere ed errori, sperimentiamo che saper amare e saper vivere sono la stessa cosa.
La mostra «Amanti. Passioni umane e divine» risveglia in noi questa domanda e la sua urgenza, mentre porge una risposta, con il tocco delicato delle tavole dorate del Medioevo, o dei profili divini del Neoclassico, o con i brividi impetuosi dei chiaroscuri del Barocco e del Romanticismo. È una mostra per mettersi in ascolto della mente e del cuore di grandi artisti che hanno imparato l’essenza dell’amore nella carne viva delle loro storie personali piene di estasi e di ferite, storie che ispirano le più belle pagine dei cinque cicli narrativi su cui è fondata la nostra civiltà: la mitologia classica, la Sacra Scrittura, la letteratura cavalleresca e romantica, il teatro, le vite dei santi.
E anche il diario della nostra vita, fosse pur scritto solamente su fogli immateriali ed interiori, conserva pagine simili, scritte con caratteri d’oro e miniati di lacrime.
Con colpi di scena d’arte in un percorso suggestivo e raffinato di quarantacinque dipinti e sculture dal Trecento al Novecento, provenienti da trenta collezioni d’Europa, la mostra di Illegio fa rivivere le storie più incantevole e struggenti, sublimi e torbide, che come perenni monumenti rivelano la segreta sostanza della potenza sottile e grandiosa che regge il mondo.
Partiremo dalle figure classiche dell’amore, che attraverso intramontabili miti indagano l’intreccio tra sensualità e spiritualità, senza poter tracciare una linea netta di demarcazione tra questi poli nella realtà del cuore umano e nelle relazioni concrete tra l’uomo e la donna.
Sosteremo sulla dolcezza della passione, che quando l’amore sorprende nel suo affiorare prende forma nei linguaggi della tenerezza, rappresentati in arte specialmente a partire dall’emergere della poetica romantica.
Verremo catturati dal groviglio dei sensi e dal senso del vero e del falso di fronte a opere e storie che rammentano come esista un falso amore di conquista seduttivo o furioso, capace di spingersi fino alla violenza, e dall’altro lato un amore autentico di donazione e libertà, capace di fedeltà purissima e di sacrificio sereno.
Con gli amanti feriti o ostacolati o perduti sentiremo sgorgare le lacrime dall’orlo dell’anima.
E fioriranno il sorriso e la speranza con gli amanti che si congiungono nell’amore redento da Dio o di fronte all’amore supremo del divino Consorte.
Nella mostra di Illegio ci viene riproposta una teoria dell’amore, forse utile a questo tempo in cui l’imbarazzo è grande per esser stati capaci di mille progressi tranne che di un progresso nell’amare.
E ognuno di noi potrà ritrovarvi qualcosa di sé, insieme all’ultima, alla suprema domanda: l’amore sarà più forte della morte?